Prima di tutto l’ha comunicato agli dei. Stamane da solo, vestito in abiti da cerimonia religiosa, si è recato nel Kashiko-dokoro, un piccolo tempio all'interno del Palazzo imperiale per comunicare alla Dea del sole Amaterasu, progenitrice secondo la leggenda della lunga e ininterrotta dinastia giapponese, la sua intenzione di abdicare. Poi è tornato sui suoi passi, si è cambiato d'abito e ha atteso la delegazione ufficiale nella sontuosa Sala dei pini: il premier Shinzo Abe, l'intero Governo, i Presidenti dei due rami del Parlamento, i giudici della Corte Suprema, in tutto circa 300 persone. Prima ha ascoltato per l'ultima volta il breve e formale discorso di Abe, poi a sua volta ha salutato lui rivolgendosi al popolo giapponese, ringraziandolo per avergli concesso il privilegio di servirlo. Un copione ancora una volta, l'ultima per quanto lo riguarda, recitato alla perfezione da un sovrano che ha saputo compiere con pazienza e umiltà il compito assegnatogli dalla Costituzione, simbolo dell'unione del popolo giapponese. Nessun diritto, nessun potere, solo doveri. Una Costituzione che proprio l'attuale premier Abe ha più volte minacciato di modificare, senza finora riuscirci, non senza suscitare dubbi e perplessità proprio nello stesso imperatore. La sua abdicazione, sostengono in molti, nasce anche da questo spesso malcelato dissenso nei confronti della sempre più marcata deriva nazionalista dell'attuale Governo. Il Giappone, che Akihito consegna al figlio Naruhito, 59 anni, è molto diverso da quello che aveva ereditato 31 anni fa dal padre Hirohito, l'imperatore responsabile della guerra di aggressione graziato dagli americani, ma che Akihito è riuscito a far dimenticare rafforzando con l’impegno quotidiano e gesti inequivocabili la sua vicinanza al popolo e il rispetto per la democrazia. Ma è anche vero che il Giappone di trent'anni fa veniva da una lunga corsa in corsia di sorpasso, mentre oggi è un Paese fermo, in profonda crisi economica, politica e sociale. Forse è anche per questo che si stringe sempre di più attorno alla famiglia imperiale, mai così amata e rispettata come oggi. Da domani, insomma, il Giappone gira pagina o meglio era. Dalla Heisei, 31 anni che hanno portato pace, progresso e prosperità a questo Paese, si passa alla Reiwa, che dovrebbe essere un'era di ripresa delle speranze di un popolo che negli ultimi anni si è visto superare dal punto di vista della potenza economica industriale dalla Cina, ma che soprattutto ha perso fiducia nel futuro. Ci si sposa sempre di meno, si fanno sempre meno figli in questo Paese che ha raggiunto il record mondiale per la progressiva gerontocratizzazione della società. Bene, da domani il popolo giapponese guarderà al principe diventato imperatore, Naruhito, il primo che ha studiato all'estero, quello che ha insistito per poter sposare una commoner, Masako e che ha sempre dimostrato grande rispetto e sensibilità per i temi costituzionali e per la divisione tra lo Stato e la Chiesa.