Cantano e protestano queste donne contro l'entrata in vigore della più dura legge anti aborto in Texas. La corte suprema degli Stati Uniti ha rifiutato di agire su una petizione d'emergenza di gruppi di attivisti per i diritti all'aborto che chiedevano di bloccare la legge che vieta l'interruzione di gravidanza già alla sesta settimana. Una fase in cui spesso le donne non sono ancora consapevoli di aspettare un bambino. Dure le reazioni: l'impatto sarà immediato e devastante, reagiscono le organizzazioni di attivisti e i cittadini contrari. Le organizzazioni per i diritti delle donne sostengono che la legge sia incostituzionale perché viola la storica sentenza della Corte Suprema del 1973, che ha legalizzato gli aborti a livello nazionale. Per questo annunciano di non arrendersi e di continuare a lottare per un loro diritto. Anche il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha condannato con fermezza la legge e ha promesso che la sua amministrazione combatterà per proteggere il Diritto Costituzionale all'aborto. Secondo le organizzazioni statunitensi per i diritti alla vita e per le libertà, quasi il 90% delle donne in Texas che interrompe una gravidanza è incinta di almeno sei settimane. E c'è preoccupazione adesso e anche paura, come denunciato da alcune attiviste. Ci sono persone al di fuori delle cliniche che documentano targhe e scattano foto, racconta ancora Alexis Maggie Johnson, Presidente di un'organizzazione pro aborto, che aggiunge: è davvero un giorno buio questo.