La stretta sull'aborto, in corso negli Stati Uniti, passa per varie strade, anche per la ricerca. Non è un caso che l'amministrazione Trump abbia annunciato l'intenzione di tagliare i fondi federali per gli studi in cui viene utilizzato il tessuto fetale prelevato, nella maggior parte dei casi, proprio da feti abortiti. Si partirà da un contratto da 2 milioni di dollari con l'Università della California di San Francisco, che non verrà rinnovato e si procederà a riesaminare tutti progetti che coinvolgono questi tessuti, che fino allo scorso anno potevano beneficiare di circa 100 milioni di finanziamenti pubblici. Il Ministero della Salute ha fatto sapere che invece desterà 20 milioni di dollari nei prossimi due anni a cercare dei sostituti al tessuto fetale a scopi di ricerca. Sostituti che secondo gli scienziati non esistono allo stato attuale, perché solo questo tipo di cellule può permettere e ha permesso di fare passi avanti in settori chiave come il Parkinson, l'AIDS, alcuni tipi di cancro e di vaccini, la sperimentazione di farmaci, le malformazioni fetali e altri disturbi. Senza contare che il timore è che questa decisione sia solo l'apripista per ostacolare, in futuro, anche la ricerca sulle cellule staminali embrionali, di cui gli Stati Uniti sono stati fra i pionieri, iniziando i primi esperimenti già 10 anni fa.