Era stato definito ingiustamente l'astronauta più solo, dimenticato, perché in quel giorno storico non aveva messo piede sul suolo lunare. Michael Collins nel primo allunaggio del 20 luglio 1969 era rimasto a bordo del modulo di comando denominato Columbia. Questo mentre Amstrong e Aldrin si muovevano sul satellite col cosiddetto salto del canguro, consegnando all'esplorazione spaziale immagini indelebili. Collins diventò astronauta della NASA nel 1963, la missione dell'Apollo 11 fu la sua ultima, poi lavorò al Dipartimento di Stato, lasciando quello che definì il più bel lavoro del mondo. Michael Collins è il secondo componente del primo sbarco sulla luna che scompare. Neil Armstrong è morto nel 2012, mentre Buzz Aldrin, a 91 anni, è l'unico superstite. Collins, che era nato a Roma poiché il padre aveva un impiego militare all'Ambasciata statunitense in Italia, è morto di cancro a 90 anni. Pochi giorni fa sul suo profilo Twitter aveva scritto: sono certo che se tutti potessero vedere la terra fluttuare appena fuori dalle loro finestre sarebbe ogni giorno per loro la giornata della terra. Anche se non camminò mai sulla luna, ricordò a tutti di essere sopravvissuto ad una carriera pericolosa e di avere trovato il successo. Sulla mia lapide, dichiarò, scrivete: fortunato.