"E' giunto il momento di abbandonare l'idea di un'Europa impaurita e piegata su se stessa, per suscitare e promuovere l'Europa protagonista". Così Papa Francesco nella visita al Parlamento di Strasburgo nel 2014 sferzò l'Europa e i suoi rappresentanti. Primo Papa non europeo da parecchi secoli, Bergoglio dimostrò ben presto quanto teneva, non solo all'Europa come realtà politica, ma anche all'Unione Europea come luogo simbolo di diritti, di valori umani e di fede. Non esitò in quell'occasione e negli anni successivi a far notare, infatti, le deviazioni che i politici europei avevano rispetto questi valori. Parlando di migranti disse: non si può tollerare che il Mar Mediterraneo diventi un cimitero. L'Europa che ora espone le bandiere a mezz'asta, in segno di lutto, e che si è sempre sentita al centro dell'attenzione di Papa Francesco come patria di valori e di diritti, non si è sempre invece sentita d'accordo con le sue dichiarazioni e le sue prese di posizione. Capitò a seguito degli attentati di Charlie Hebdo e più recentemente per la guerra in Ucraina. Dopo gli attacchi di Parigi al settimanale, che secondo gli integralisti difendeva l'Islam, Francesco disse: se uno insulta mia madre, io gli do un pugno. Parlando dell'invasione dell'Ucraina, disse che l'abbaiare della NATO ai confini della Russia, poteva aver spinto Putin ad agire. Altra affermazione contraria alla politica e alle posizioni europee. E ugualmente, nei rapporti col resto del mondo, riusciva ad essere tanto pragmatico quanto diretto. Non ha mai nascosto la sua antipatia per Trump, o meglio, per le sue politiche sui migranti. Fu invece fautore di dialogo ed aperture all'Islam, sia sunnita che sciita, e all'ebraismo. Ma non esitò a chiedersi pubblicamente se quello di Israele a Gaza fosse genocidio, provocando reazioni fortissime. Trovò un accordo con la Cina per la nomina dei vescovi cattolici. Anche per questo fu lodato, ma anche criticato da chi lo accusò di aver ceduto al regime di Pechino. Le reazioni di cordoglio venute sia da Mosca che da Kiev, sia da Pechino che da Washington, sono testimoni di un lascito in politica estera difficilmente incasellabile in rigidi schemi. Sicuramente però improntato ad una costante richiesta di pace. .