"Annunzio vobis gaudium Magnum. Habemus Papam". "I signori cardinali hanno eletto me, un semplice umile lavoratore nella vigna del Signore". E fino all'ultimo ha lavorato nella vigna del Signore Joseph Ratzinger, il primo Papa tedesco dopo poco più di un millennio che, il 19 aprile 2005, era stato eletto 265esimo successore di San Pietro, sommo pontefice della chiesa universale, vicario di Gesù Cristo in terra, servo dei servi di Dio. Il primo Papa dimissionario dei tempi moderni che ha provocato, senza scrivere una riga, una vera rivoluzione nella chiesa e ha lasciato il posto all'argentino Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco. "si chiama la Madonna dell'umiltà e mi permetta di una cosa, ho pensato a lei, tanto umile durante il suo pontificato, ci ha dato tanto, sempre tanta tenerezza, non dimentichiamola". Quello di Ratzinger è stato un pontificato durato meno di otto anni e per molti versi faticoso. "Pregate per me perché io non fugga per paura davanti ai lupi". Lo disse nella sua prima messa da Papa, una profezia di quanto sarebbe accaduto e dei morsi dei lupi che spesso ha sentito sui calcagni. Anni intrisi di polemiche i suoi, la più feroce è stata sul problema della pedofilia nel clero. Ratzinger è stato spesso accusato personalmente, nonostante già da Cardinale, avesse creato meccanismi per impedire alle diocesi di insabbiare casi di abusi sessuali e, da Papa, abbia imposto tolleranza zero e obbligato autorevoli Vescovi a dimettersi. Lui non si è mai atteggiato a vittima ne ha mai accusato i suoi accusatori. Ha definito quei sacerdoti traditori, traditori di Dio, degli uomini e della loro vocazione. Ha lavorato per eliminare quella sporcizia, che lui aveva clamorosamente condannato, scrivendo i testi dell'ultima Via Crucis del pontificato di Giovanni Paolo II. "Quanta sporcizia c'è nella chiesa, e proprio anche tra coloro che nel sacerdozio dovrebbero appartenere completamente a lui". E polemiche sono scoppiate anche con l'Islam dopo una frase pronunciata ratisbona, dai media presentata come sua, ma che era solo una citazione. Polemiche con gli ebrei per la figura di Pio XII, polemiche anche all'interno della chiesa per il tentativo di ricomporre lo scisma lefebvriano, togliendo le scomuniche. Anche oggi, nella chiesa, ci si morde e ci si divora, scrisse dolorosamente in una lettera aperta, la più accorata del suo pontificato inviata ai vescovi di tutto il mondo. Fino al clamoroso caso chiamato Vatileax, i documenti riservatissimi trafugati da Paolo Gabriele, il maggiordomo che Benedetto XVI ha poi graziato. Eppure, Joseph Ratzinger, ha lasciato un segno indelebile nella chiesa, la sua non è stata un'elezione sorpresa ma di sorprese il suo pontificato è stato costellato, come quando poco dopo l'elezione decide di aprire, senza attendere 5 anni previsti, la causa di beatificazione di Papa Wojtyla. "Santo subito" avevono urlato i fedeli il giorno del funerale di Giovanni Paolo II. Benedetto XVI non ha lasciato inascoltato quel grido e, il primo maggio 2011, lo ha proclamato Beato. "Venerabilis servus Dei, Johannes Paul II Papa, Beati nomine in posterum appelletur". Raffinatissimo teologo, Joseph Ratzinger, in gioventù aveva assunto posizioni di confine ma da Cardinale, poi da Papa, fu un coraggioso difensore dell'ortodossia. Cercò di gestire lo scisma tradizionalista di Monsignor Lefebvre, denunciò con forza i mali che si erano i dati nel Clero, dedicò energie al tentativo di riunificare la Chiesa di Cristo cercando di sanare le divisioni con protestanti e ortodossi, fratelli nella fede. Lui, tedesco, ha dedicato particolare attenzione all'Italia, Paese che sentiva come la sua seconda patria. Timido ma deciso, ha tenuto ferma la barra della chiesa sui temi etici, incurante delle critiche, è intervenuto continuamente sulla difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale e sui diritti della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Ha parlato incessantemente di Dio, all'amore divino ha dedicato la sua prima enciclica e a Gesù di Nazaret i suoi libri. I suoi viaggi hanno avuto momenti fortemente simbolici. Ad Auschwitz, il luogo dell'orrore, lui Papa tedesco, ha chiesto ragione del silenzio di Dio, in Turchia è entrato nella moschea blu, negli Stati Uniti si è inginocchiato in preghiera nella voragine di Ground Zero. Ha parlato all'ONU ai potenti del mondo, chiedendo un cambio di rotta nell'attenzione per i più poveri, ha incontrato i protagonisti del pianeta. Adesso, Josef Ratzinger, nato nel sabato Santo del 1927, è entrato nella sua Pasqua. Il giorno della morte la chiesa lo chiama dies natalis, il giorno della nascita alla vita eterna. Il mondo, e non solo la chiesa, piange per il dolore. Ma nella vigna del Signore oggi si fa festa perché uno dei suoi figli più amati e finalmente tornato a casa. Buon viaggio Santità.