A vederla dall'alto sembra davvero un invasione; come annunciato centinaia di imbarcazioni e di aerei cinesi hanno, di fatto, imposto un blocco navale sull'isola di Taiwan. Esercitazioni militari da tempo annunciate, nello stretto rispetto delle norme internazionali, sostiene Pechino. Si spara sul serio però, e il caso vuole che se per fortuna nessun missile o proiettile ha colpito il territorio di Taiwan, ben 5 missili balistici siano finiti nella zona economica esclusiva del Giappone; un errore certo ma Tokyo ha ovviamente protestato minacciando, senza specificare quali, ritorsioni. Intanto è saltato, il già da lungo tempo programmato, incontro ufficiale tra i Ministri degli esteri dei due paesi: Wang Yi e Yoshimasa Hayashi. L'attenzione resta dunque alta, nello stretto che separa la Cina da quella che Pechino considera un'isola ribelle da riconquistare, se necessario anche con la forza, e che il mondo occidentale considera invece un esempio di grande, avanzata democrazia, ma non ha il coraggio di riconoscere formalmente per paura delle ritorsioni di Pechino. Il viaggio della Speaker della Camera Nancy Pelosi ha certamente smosso le acque, ma anche se Taiwan esce rafforzato nella sua immagine, tant'è che altre delegazioni occidentali stanno per arrivare sull'isola scatenando, si presume, nuove ire da parte di Pechino nulla è cambiato. Almeno finora, formalmente, visto che la stessa Pelosi, in tutti i suoi incontri ufficiali, ha confermato l'adesione degli USA alla politica di una sola Cina; sta di fatto che, con questo gesto, gli Stati Uniti sono usciti dalla loro tradizionale ambiguità strategica riconquistando l'iniziativa politica nella regione, obbligando la Cina, in qualche modo a prenderne atto e mentre a Taiwan la vita scorre normalmente senza scene di panico e con i media locali concentrati ormai su altri temi, in Cina sul Weibo, la rete social più diffusa, si sta scatenando l'ira dei nazionalisti che incitano il Governo a schiacciare i traditori e dare una lezione agli americani. Non sarà facile per Xi Jinping, a pochi mesi dal Congresso che dovrebbe affidargli il terzo storico mandato, calibrare la sua reazione.























