Ci sono i volti ufficiali della resistenza afghana, su tutti quello di Ahmad Massoud, il figlio di quel leader dell'Alleanza del Nord conosciuto come il Leone del Panjshir, che negli anni più bui salvò la regione dal controllo degli studenti del Corano. Quello del Ministro della Difesa, il Generale Mohammadi, che nei suoi tweet aggiorna le notizie sui distretti che finiscono via via nelle mani dei talebani. E quello di Amrullah Saleh, l'ex vicepresidente, che dovrebbe sostituire quello in fuga. Il loro imperativo è resistere ai talebani e le parole riportate ieri in un tweet dell'intellettuale francese Bernard Henri Levy, dopo una telefonata con Massoud, spiegano chiaramente gl'intenti. Sono il figlio di Ahmad Shah Massoud, la resa non fa parte del mio vocabolario, la resistenza è appena iniziata. Ci sono poi i volti dei combattenti che sarebbero, secondo fonti dell'opposizione, oltre 6.000. Tra questi ad affiancare quello che resta delle unità dell'esercito e delle forze speciali, ci sono le milizie locali che proteggono i singoli territori. E infine ci sono uomini e donne come questi che con le loro bandiere, i volti scoperti e le parole urlate al vento, diventano immagini e voci simbolo della resistenza. Difficile aggiornare una cartina con i distretti persi e quelli riconquistati. Al momento nel nord del Paese, nel Panjshir, regione a nord est di Kabul, le milizie della resistenza hanno ripreso tre distretti della provincia di Baghlan. Qui si sono radunati i resti delle forze governative e di altri gruppi di miliziani e qui, come accadde 25 anni fa, potrebbe consolidarsi una fortezza impenetrabile dall'occupazione talebana.