I combattimenti in Afghanistan non stanno chiaramente andando nella giusta direzione, ha ammesso il portavoce del Pentagono John Kirby in quello che, numeri alla mano, ha l'area di un understatement, in meno di una settimana infatti le milizie talebane hanno conquistato 5 dei 34 capoluoghi provinciali. Tra queste città c'è lo snodo strategico di Kunduz, al confine settentrionale con il Tagikistan. Si combatte invece ancora in altri centri urbani come Lashkar Gah nella provincia meridionale di Helmand dove c'erano una volta i militari italiani e a Kandahar che è circondata dai talebani. La battaglia per Kandahar è anche quella per un simbolo, cui il Governo centrale non vuole rinunciare. È stata l'originale roccaforte del gruppo estremista, sono passati 19 anni da quando l'avanzata americana, proprio in queste città, ha messo fine al loro governo radicale. Ora dall'inizio del ritiro delle forze di Stati Uniti e NATO, cominciato ad aprile e che terminerà fra 21 giorni, i talebani riconquistano velocemente territori. Le forze regolari afghane, addestrate e armate dalle truppe internazionali, sono deboli e poco efficaci. I miliziani talebani avanzano meno soltanto in presenza dei commando delle forze speciali o di milizie affiliate ai signori della guerra locale. Se il Pentagono ha da poco fatto sapere che andrà avanti con la campagna aerea, l'appoggio dell'aviazione americana dovrebbe terminare con il completamento del ritiro a fine mese. È il loro Paese che difendono ora, è la loro battaglia, ha detto ancora il portavoce del Pentagono Kirby, dimostrando come gli Stati Uniti non abbiano intenzione, nonostante l'avanzata talebana, di cambiare i piani. La soluzione che cerca l'Amministrazione Biden è quindi politica, è tornato a Doha, in Qatar, dove i talebani mantengono un ufficio politico il rappresentante speciale americano per la riconciliazione in Afghanistan Zalmay Khalilzad punta a un accordo minacciando di non riconoscere un governo imposto con la forza.