Commercio, turismo, scambio di know-how, cercando un’alternativa al sistema occidentale e patto Atlantico. C’è tutto questo nella stretta di mano tra Putin e Kim Jong-un a Pyongyang, ma soprattutto ci sono le armi. Quelle che la Corea del Nord non sta certo lesinando al leader del Cremlino per la sua guerra in Ucraina. Un tappeto rosso srotolato per l'arrivo dei leader Russo a Pyongyang dopo 24 anni. L'ultima volta di Putin nella penisola Nord coreana è stato l’abbraccio con Kim Jong-il, padre dell'attuale leader. L'amico coreano per Putin ha organizzato cerimonie solenni e uno sventolare massiccio di bandire russe e poster in tutta la capitale. A Pyongyang, da decenni sottoposto a sanzioni per lo sviluppo del nucleare a scopi militari, Putin porta un forte compiacimento per i lanciarazzi, i cannoni, le granate e migliaia di munizioni sin qui ottenute per il conflitto in Ucraina. Cerca la conferma delle forniture e in cambio promette di costruire un sistema alternativo su commercio e accordi reciproci che non sarà messo alla prova dei Paesi occidentali, ovvero svincolato dal dollaro. In cambio intende aprire l'ombrello del veto russo al Palazzo di Vetro dell'ONU contro paventate nuove sanzioni per la Corea del Nord. Dopo i palloncini di immondizia lanciati dal Nord verso il Sud, nel diario di una guerra mai finita tra le due coree, si aggiungono gli screzi delle ultime ore. Seul spara colpi di avvertimento contro soldati nordcoreani al confine, mentre questi ultimi restano feriti da mine nella zona demilitarizzata. Se all'inizio del nuovo millennio l'asse del male era Iran, Iraq e Corea del Nord, di questi tempi si parla di asse del disordine, in cui fanno parte Iran Cina Russia e Corea del Nord. Una matassa di alleanze funzionali mirate alla contingenza del momento e non necessariamente destinata a durare.























