L'ora più buia nei 78 municipi a sud e a est di Valencia non è scoccata solo per una imprevedibile condizione meteorologica. Certo l'intensità delle precipitazioni non ha aiutato. Nella tarda mattinata l'ente idrografico che controlla i torrenti del territorio avvisa, solo via social, della fuoriuscita di alcuni di questi dagli argini. Nessuna scuola né ufficio viene evacuato. Il governatore della regione Carlos Mazon convoca una riunione di emergenza solo alle 16 di quel giorno. A quel punto è già tardi. Questa è la situazione nello stesso momento a Utiel. Il messaggio di allerta nazionale arriva sui telefoni dei residenti ancora più tardi, alle 20:10. L'esercito e gli uomini della UME, l'unità militare di emergenza, arrivano 5 giorni dopo. Lo stato di calamità per le aree colpite viene dichiarato dal governo a una settimana dalla catastrofe. Nel frattempo la popolazione è lasciata sola a far fronte, come può, a un disastro senza precedenti. Surreale come tutto questo, al netto del cordoglio, non abbia minimamente toccato il centro di Valencia. Qui sotto, dove oggi sorge un grande parco verde al centro della città di Valencia, prima dell'alluvione del '57 che fece 81 morti, scorreva il fiume Turia. Dopo quel disastro si decise di deviare il corso del fiume fuori città. È questo che questa volta ha salvato il centro di Valencia dalla furia della Dana. Questo grande progetto che si chiamava Plan Sur prevedeva anche la creazione di un grande bacino di contenimento alle porte della città. Quest'ultima parte del progetto però non fu mai realizzata. Il resto lo ha fatto l'incuria. Resta la rabbia comprensibile di una popolazione che in poche ore si trova a piangere oltre 200 morti e di più di 33.000 famiglie rimaste senza casa.