Apre Randall's Island, l'isola dei profughi di New York

Non si vede tutti i giorni un campo profughi all’ombra dei grattacieli. Eppure eccolo qui: Randall’s Island, isoletta semideserta tra i quartieri del Bronx e Queens, in realtà ben lontana dallo scintillio di Manhattan. Uno stadio, un ospedale psichiatrico, una scuola di polizia. E, da oggi, anche il centro di accoglienza per i migranti usati come proiettili nella campagna elettorale per il Congresso. Dopo l’inflazione, l’immigrazione -e il suo corollario, cioè la sicurezza- è il principale argomento sventolato dai repubblicani per raccogliere voti. Prima nella sciccosissima Martha’s Vineyard, poi a Washington e appunto New York, migliaia di migranti che arrivavano negli Stati repubblicani del Sud sono stati sparati nelle principali città guidate dal partito democratico. Come per sfida: vediamola, questa vostra accoglienza! E così, da aprile ad oggi, solo a New York sono stati spediti 20.500 profughi, al ritmo di cinque o sei autobus al giorno pagati dal Texas o dalla Florida, al punto che in città è stata dichiarata l’emergenza. Il centro di Randall’s Island dovrebbe essere una soluzione temporanea; in teoria per 4 giorni, in attesa che le persone -inizialmente 500 uomini single, con possibilità di arrivare a 1.000- trovino da andare altrove. Ma dove non si sa, e nessuno verrà cacciato. Avranno un servizio navetta per Manhattan, nel caso qualcuno trovasse un lavoretto in città. Coprifuoco, sempre teorico, alle 10 di sera e nelle tensostrutture riscaldate tutti i comfort: 3 pasti al giorno, servizio lavanderia, area intrattenimento con popcorn e console per videogiochi, campo di calcetto sul prato antistante. Se funziona, sarà un boomerang per i repubblicani; altrimenti rischia di diventare il ghetto dei disperati e un duro colpo per i democratici in difficoltà perfino a New York.