L'Argentina si ferma, sospesa ogni attività, calcio compreso. Il Presidente Fernandez proclama a tambur battente una giornata di pausa nazionale per permettere alla popolazione di manifestare in segno di solidarietà con la vicepresidente Cristina Kirchner, viva per miracolo, scampata per un soffio ad un attentato. Erano le nove di sera di giovedì quando la Kirchner arriva con il suo corteo di auto sotto la propria abitazione a Buenos Aires. Lì l'aspetta la solita folla di sostenitori radunata da dieci giorni, da quando per la vicepresidente, sotto processo per frode e corruzione, l'accusa ha chiesto 12 anni di carcere. La Kirchner si avvicina sorridente alla folla per salutare e fare autografi. Tutto accade all'improvviso, un uomo si fa largo e arriva davanti a lei puntandole una pistola alla testa, preme il grilletto, ma il colpo non parte. O la pistola si è inceppata o, diranno gli investigatori, non ha messo il colpo in canna. 5 i proiettili ancora nel caricatore. Quel click gela il sangue a tutti. Scatta la reazione, la sicurezza blocca l'uomo e lo porta via, mentre la Kirchner è trascinata verso l'ingresso scioccata. L'arrestato è Fernando Andrés Sabag Montiel, 35 anni, di origine brasiliane, ha dei precedenti per porto abusivo di armi. I sui profili social, oscurati subito, seguono pagine di gruppi radicalizzati e di odio, di ordini massonici, comunismo satanico e scienze occulte. Tra i numerosi tatuaggi alcuni alludono a mitologie vichinghe e germaniche, uno rappresenta un sole nero, simbolo solare esoterico di cui si appropriò il nazismo. Il presidente Alberto Fernandez in un messaggio alla televisione nazionale ha definito l'accaduto l'incidente più grave da quando abbiamo recuperato la democrazia nel 1983. Il fallito attentato arriva in una fase di gravi scontri politici tra la Kirchner stessa e Fernandez, mentre il disastro economico, che logora il Paese da anni, si trascina senza soluzioni.























