Durerà pochi giorni, non finirà con condanne clamorose ma è quanto di più vicino all' ex Presidente degli Stati Uniti, sia finora arrivata la giustizia americana. A Washington, è cominciato il processo a Steve Bannon, lo scapigliato ideologo del trumpismo, ex capo stratega della Casa Bianca incriminato di oltraggio per essersi rifiutato di fornire documenti e testimoniare davanti alla Commissione d'Inchiesta della Camera, che Indaga sull' attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Bannon rischia da un minimo di 30 giorni a un massimo di un anno per ognuno dei capi di imputazione, la mancata comparizione e la consegna dei documenti richiesti per i quali aveva cercato invano di rivendicare Il segreto presidenziale. Il processo si preannuncia rapido due o tre testimoni per l'accusa mentre non si sa se lo stesso Bannon, presente nel primo giorno dedicato alla selezione della giuria, parlerà in aula. Di certo lo avrebbe voluto interrogare la Commissione sul 6 gennaio il giorno prima dell'assalto al congresso Bannon ebbe almeno due conversazioni telefoniche con il Presidente Trump, dopo la prima andò in onda con il suo podcast annunciando sibillinamente che l'indomani sarebbe avvenuto il finimondo. Sapeva qualcosa o era solo un modo di dire? Giovedì prossimo in prima serata televisiva si terrà l'ultima udienza della Commissione, prima della pausa estiva e si analizzerà minuto per minuto cosa fece e non fece Il Presidente, nelle tre ore in cui i suoi sostenitori facevano irruzione nel tempio della democrazia americana. Per ricostruirlo saranno divulgati anche alcuni messaggi scambiati dagli uomini dei servizi segreti. La Commissione non esclude neppure di emettere in futuro un clamoroso mandato di comparizione per lo stesso Trump o per Mike Pence, tra l'ex Presidente e il suo vice che certificò l'elezione di Biden, è sceso il gelo. Venerdì saranno entrambi in Arizona per le Primarie Repubblicane alla carica di Governatore ma sosterranno due candidati diversi.























