Si è appena insediato, ma il nuovo Presidente del Brasile Lula non può già fidarsi di nessuno. Il Capo dello Stato denuncia un tentato golpe e accusa la polizia e l'intelligence di non aver fatto proprio dovere nel prevenire l'assalto alle istituzioni organizzato domenica scorsa dai sostenitori del predecessore Bolsonaro, leader di estrema destra che non riconosce la sconfitta elettorale, che parla di brogli ma senza prove. La corte suprema ha ordinato l'arresto dell'ex Ministro della giustizia che a Brasilia era incaricato dell'ordine pubblico, ma questi è negli Stati Uniti proprio come Bolsonaro; fuggito in Florida prima che gli scadesse il visto diplomatico. Dice che vorrebbe rientrare nel paese, dove potrebbe essere incriminato per aver fomentato la rivolta entro fine mese. Mentre la polizia interroga gli oltre 1000 bolsonaristi fermati per le devastazioni dell'edifici federali ed avere inneggiato al colpo di stato militare, nel tentativo di convertire i risultati delle presidenziali di ottobre, il Parlamento rafforza le leggi per garantire la pubblica sicurezza. Il Brasile non è l'unica nazione sudamericana in ebollizione, con le 17 vittime del massacro di lunedì in Perù è salito ad una cinquantina il bilancio dei morti delle violenze, cominciate a metà dicembre, quando è stato destituito il Presidente Castillo, populista di sinistra, che aveva tentato di dissolvere il Congresso, per governare a colpi di decreti, prima di essere arrestato e sostituito con la sua vice.