I fatti accaduti a Washington hanno spinto Facebook a rimuovere il videomessaggio dalla pagina ufficiale del Presidente degli Stati Uniti uscente, e Twitter nel frattempo gli ha limitato l'engage. La mossa si spiega così. L'assalto a Capitol Hill sarebbe frutto anche di una campagna social aggressiva e martellante che ha visto il tycoon prendere di mira Biden prima del 3 novembre, Biden e l'esito del voto dopo. Risultato: il passaggio dal livore delle community virtuali all'assedio reale ai palazzi del potere. Prima che il video di Trump venisse rimosso aveva già registrato in pochi minuti 2,7 milioni di interazioni. D'altronde non è un caso che la campagna elettorale per le elezioni presidenziali americane più importanti di sempre, sia stata anche la campagna più social di sempre. Trump soprattutto nelle ultime fasi della stessa, molto indietro nei sondaggi, ha intensificato lo sforzo comunicativo sulle piattaforme social per sfruttare fino in fondo la sua maggiore potenza di fuoco, unita alle armi dell'advertising mirato sugli Stati in bilico. Giusto per dare due numeri, il totale dei follower di Donald Trump è oltre sette volte quello di Biden, il Presidente uscente ha accumulato una fanbase complessiva di oltre 140 milioni di follower, mentre Biden si ferma a 18,9 milioni. Ancora: le interazioni complessive generate dagli account del Presidente sono 571 milioni, circa tre volte rispetto a quelli di Biden, 187 milioni. Oltre i numeri un'altra differenza, quelli di Trump e Biden sono sicuramente due vedute opposte, non solo sul piano politico. I due candidati hanno infatti condotto due campagne social molto diverse, sia per quanto riguarda lo storytelling ma anche in merito al linguaggio utilizzato. Una fondata sugli attacchi, l'altra che ha esplorato nuovi canali, non raccogliendo le provocazioni. Ma aldilà di Trump e Biden, la strada è ormai tracciata. I social saranno sempre più determinanti il loro peso decisivo, e il ruolo di chi li gestisce ancora di più.