La strada per diventare il 194° membro delle Nazioni Unite è da oggi un po' più corta; non per questo meno tortuosa. L’Assemblea Generale ha approvato a larghissima maggioranza, con 143 voti a favore, la qualifica della Palestina ad assumere il pieno titolo di membro del più importante organismo internazionale, raccomandando al Consiglio di Sicurezza, che ha l'ultima parola, di riconsiderare favorevolmente la sua richiesta di ammissione. Appena poche settimane fa, era stato proprio il Consiglio a bloccare, con il veto degli Stati Uniti, l’ingresso della Palestina nell’ONU, dove attualmente è Paese “osservatore non membro”. Ma il parere fondamentale di Washington, che anche stavolta, insieme a Israele e Ungheria tra gli altri, ha votato contro, resta negativo. Pur supportando la causa palestinese, gli Stati Uniti hanno infatti ribadito la convinzione che la forma statuale della Palestina debba necessariamente essere negoziata con Israele, e i rispettivi confini riconosciuti reciprocamente. Con la stessa motivazione, l’Italia si è astenuta, come anche Germania, Gran Bretagna e Ucraina. La risoluzione del Palazzo di Vetro amplia però, dal prossimo 10 settembre, quando si aprirà la nuova sessione dell’Assemblea Generale, i diritti dei rappresentanti del popolo palestinese, pur non concedendo loro il voto o la capacità di ricoprire cariche nelle strutture sovranazionali. Il messaggio è che la violenza paga, ha commentato sarcasticamente l’ambasciatore israeliano, che ha platealmente infilato in un tritadocumenti portatile la carta fondativa delle Nazioni Unite.























