Tutti nel mezzo dell'escalation chiedono l'immediata de-escalation, e lo fanno mentre Israele dichiara che è solo l'inizio di una guerra e l'Iran promette una tremenda vendetta. Stati Uniti a parte, i governi occidentali si sono mostrati sorpresi di quanto accaduto. Temono un ulteriore peggioramento della situazione in Medio Oriente, ma non condannano Israele per l'attacco, anzi. Paesi come Francia e il Regno Unito estremamente critici e duri ultimamente col governo Netanyahu per quanto fatto a Gaza, si sono affrettati a riaffermare il diritto di Israele a proteggersi e a garantire la propria sicurezza. Del resto la preoccupazione per i tentativi del regime degli ayatollah di munirsi di una bomba atomica è ben condivisa da buona parte dei Paesi europei. I Capi di Stato e di Governo d'Europa, e non solo, hanno passato le ore successive all'inizio degli attacchi israeliani, scambiandosi telefonate. Lo hanno fatto in una call a tre, Starmer, Merz e Macron. I tre, inglese, tedesco e francese, hanno anche parlato al telefono col Premier israeliano Netanyahu e col Presidente americano Trump. Il Presidente francese Macron in serata ha affermato che la Francia sarà al fianco dei suoi alleati nella regione anche con le proprie forze armate, mentre il Capo del Cremlino Putin è l'unico ad aver parlato al telefono sia con Netanyahu che col Presidente iraniano Pezeshkian. La preoccupazione degli europei è ora concentrata sulla reazione iraniana. Nonostante gli annunci allarmistici del capo del governo di Israele e del suo esercito, in molti dubitano della capacità di Teheran di portare attacchi diretti aerei efficaci contro lo Stato ebraico. Quindi, in molti temono che si assisterà ad un'azione di gruppi e di milizie filo-iraniane che in giro per il mondo proveranno a portare attacchi contro obiettivi israeliani ed occidentali. I contatti comunque vanno avanti anche con i Paesi arabi sunniti del Medio Oriente. Egitto, Arabia, Giordania ed Emirati, che sono tradizionalmente ostili all'Iran, ma con cui hanno aperto un dialogo. Il loro atteggiamento potrà sì influire sul futuro del conflitto. .