Tutto a posto o forse no. La Turchia ha dato una risposta rapida all''attacco di Istiklal Caddesi, la via dello shopping di Istanbul. La donna, che se condivido delle telecamere a circuito chiuso avrebbe atteso 40 minuti su una panchina prima di azionare l'ordigno mortale, ha un nome: Ahlam Albashir. È siriana e ha confessato di essere stata addestrata a Kobane dai miliziani dell'YPG, le forze indipendentiste curdo-siriane. A questa rete apparterrebbero anche i 46 arrestati dalla polizia turca e Ankara punta subito il dito contro il suo acerrimo nemico: il Pkk, il Partito dei Lavoratori curdi, che rivendica l'indipendenza sul territorio turco. E però ci sono alcuni dettagli che in questa ricostruzione ufficiale non tornano. Primo fra tutti il comunicato con cui lo stesso Pkk si è dichiarato estraneo all'accaduto. Il che è strano. In secondo luogo in genere Pkk e l'Ypg, che sono alleati, colpiscono nelle zone di confine. Certo che cinicamente questa ricostruzione è piuttosto comoda per il regime turco, e la risposta rapida rafforza il sostegno dell'opinione pubblica nei confronti del sultano, proprio in un momento in cui a causa della grave crisi economica in cui versa il paese stava cominciando a vacillare. E in assenza di Erdogan, impegnato a Bali nel suo nuovo ruolo di mediatore della crisi russo-ucraina, i suoi fedelissimi ne hanno approfittato per soffiare sul fuoco del nazionalismo. "Il Ministro dell'Interno, Suleyman Soylu, ha respinto con sdegno le condoglianze da parte degli Stati Uniti, questo perché sosterrebbe i terroristi. La motivazione sarebbe che gli Stati Uniti, tra il 2014 e il 2015, avrebbero sostenuto l'Ypg in funzione anti Isis. Tutti ricordano Kobane come bastione della resistenza contro il califfato di Abu Bakr al-Baghdadi, ed è da lì che proverebbe appunto la rete di terroristi responsabile dell'attacco". Un motivo in più per chiedere carta bianca, già concessa dalla Russia, per poter colpire i curdi in territorio siriano. Insomma tutto un po' troppo perfetto, anche se naturalmente i curdi restano nemici mortali di Erdogan e si sono resi responsabili di numerosi attentati. Solo che, appunto, in questo quadro perfetto la loro dichiarazione proprio non quadra, e anche l'Isis non può essere escluso a priori.























