Ancora non è certo il modo con cui Istiklal Caddesi, una delle principali aree pedonale di Istanbul si sia trasformato in un inferno di fiamme con corpi straziati. Le indagini lo appureranno in un secondo momento, come anche il bilancio potrà essere fissato solo tra un po'. La confusione, come sempre succede in queste circostanze, è totale. Le autorità turche, con l'obiettivo di non far propagare il panico, hanno perfino vietato la diffusione di immagini relative all'attacco. E però, sul fatto che sia stato un attentato terroristico ci sono pochi dubbi tanto che lo stesso Presidente Erdogan ha dichiarato che si è trattato di un vile attentato. Secondo le prime ricostruzioni, verso le 16 locali, le 14 in Italia, un'esplosione ha lacerato una via che porta alla celeberrima Piazza Taksim, in pieno centro. Luogo abituale dello shopping e della vita notturna della città sul Bosforo. Probabilmente, è stato utilizzato un pacco e tra i sospetti ci sarebbe anche una donna. Ora, il punto è capire chi abbia avuto interesse a compiere un simile attacco al cuore della Turchia; perché sì, Ankara è la capitale, ma Istanbul è la vetrina sul mondo. La lista dei possibili indiziati, purtroppo, è lunga. La politica del Presidente Erdogan ha sicuramente posto l'ex sublime porta di nuovo al centro degli interessi diaria e del mondo. Si pensi, per esempio, alla crisi ucraina; è anche vero che si è fatto molti nemici. Il primo sospettato, naturalmente, è lo Stato Islamico, agonizzante sul campo, certo, ma con sacche di resistenza in Siria e con capacità terroristiche. Il ruolo politico, non solo della Turchia, nella crisi siriana, è stato cruciale. Non è, però, l'unico dossier ancora aperto sulla scrivania del Sultano. C'è anche, come ordine d'importanza, anche il problema curdo. Il PKK, il partito indipendentista, è stato, infatti, responsabile di molte azioni sul territorio turco, anche se in genere, nelle aree al confine con il Kurdistan, iracheno e turco. E se le donne sono l'eccezione pregiudiziale dell'ISIS, sono frequenti, invece, tra i curdi. Non è probabile, ma non si può neanche escludere, infine, che il ruolo da mediatore ritagliatosi da Erdogan, nella crisi ucraina non abbia creato qualche malumore. Un difficile equilibrismo, quello del Sultano, che ha messo la Turchia al centro di molti interessi e altrettanti mirini.























