Autonomia energetica e lavoro, la nuova Spagna di Sanchez

Chi parla di Europa a due velocità, di solito colloca a nord le virtù e a sud i vizi. La Spagna di Pedro Sanchez sta provando ad incarnare un modello alternativo. Tra le credenziali, l'autonomia energetica; Madrid era già prima della guerra in Ucraina, uno degli Stati meno dipendenti dal gas russo che copriva solo il 10% del suo fabbisogno. Per questo, insieme al Portogallo, ha potuto criticare i piani di Bruxelles per ridurre i consumi. La penisola iberica vale un terzo della capacità europea di lavorare il gas naturale liquefatto. Grazie a sei rigassificatori, il 20% delle importazioni va al resto d'Europa, a cui la collega però solo un gasdotto. La decisione di vendere gas anche al Marocco ha causato una rottura con l'Algeria che dirotta il suo metano sull'Italia. Intanto, il Governo punta sulle rinnovabili che coprono quasi metà dei consumi. Con i 7 miliardi di euro attesi dalla nuova tassazione dei profitti delle compagnie energetiche Madrid combatte l'inflazione da sinistra. Ci paga 12mila nuove case di edilizia popolare e borse di studio ma anche i treni gratis per tre mesi per qualsiasi cittadino. La misura, valida tra settembre e fine anno, si applica alle tratte sotto i 300 km: e solo per gli abbonamenti. Non i biglietti normali. Una sigla sindacale, invece, ha promesso scioperi del personale di volo Ryanair dal lunedì al giovedì di ogni settimana, da agosto a gennaio per chiedere migliori condizioni di lavoro. Dopo la legge che ha regolarizzato i rider e l'innalzamento del salario minimo a mille euro al mese, la riforma del mercato del lavoro è valsa 700.000 contratti a tempo indeterminato solo ad aprile, in uno dei paesi con il più alto tasso di precariato. La ricetta è meno agenzie interinali, rinnovata centralità ai contratti collettivi, validi anche oltre la scadenza, e un quadro preciso anche retributivo anche per i tirocini formativi. L'esecutivo investe in questa battaglia al 3.4% dei fondi del PNRR spagnolo. Infine, la prospettiva di far uscire le criptovalute dal sommerso. Dal 2023 potrebbero essere indicate nella dichiarazione dei redditi e quindi tassate. È questa la variante iberica che Sanchez, nonostante le schermaglie periodiche con gli alleati di Podemos, rivendica con orgoglio.