L'ex primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina, viene condannata a morte in contumacia, per crimini contro l'umanità da un tribunale del suo paese, a cinquant'anni dal colpo di stato del 1975 in cui furono giustiziati suo padre e tutta la sua famiglia, ad eccezione di lei e della sorella scampate al massacro perché in viaggio. Il padre era il leader nazionalista Sheikh Mushbur Rahman, che condusse la battaglia per l'indipendenza dal Pakistan, nel 1971 e ne divenne il primo presidente. Asina è tornata in patria dall'esilio in India nel 1981, diventando leader del partito del padre, a favore della democrazia e all'opposizione della giunta militare. Salita al potere per la prima volta nel 1996, dal 2009 ha governato il paese con crescenti accuse di corruzione e di autoritarismo. Durante il suo mandato il Bangladesh ha conosciuto una grande crescita economica, ma anche una repressione sempre più brutale del dissenso, dai media agli oppositori, con arresti, scomparse e omicidi mirati. Un paradosso per una leader che aveva fatto dei valori democratici, la sua bandiera e che aveva subito diversi arresti prima di salire al potere. Il Tribunale di Dacca la condanna adesso a morte per crimini contro l'umanità. L'accusa di aver ordinato tra il 15/07 e il 05/08/2024 una repressione mortale delle proteste degli studenti contro il suo governo. Un audio suggerisce che lei abbia ordinato di usare armi letali sui manifestanti. In pochi giorni ci furono 1400 morti, quasi tutti uccisi da colpi. di arma da fuoco da parte delle forze dell'ordine, di cui ben 52 solo nel giorno della sua fuga dal paese in elicottero verso l'India, da dove definisce la sentenza una farsa. Lo stesso tribunale di Dacca, la sta indagando anche per corruzione e per altri crimini contro l'umanità, insieme al suo partito. Questa accusa fa riferimento alle sparizioni forzate denunciate dalle vittime, nei suoi ultimi 15 anni al potere. .























