“Tutto surreale”, inizia cosi come era attesa la difesa del cardinal Becciu. “Fino a ieri mi sentivo amico del Papa, fedele esecutore del Papa. Poi dice che non ha più fiducia in me perché gli è arrivata la segnalazione dei magistrati che io avrei commesso atti di peculato. Io ho sempre fiducia in lui” continua. “Nessuna sfida al Papa” precisa “ma ognuno ha diritto alla propria innocenza”. Evidentemente si difende e aggiunge alcune parole non da poco. “Spero il Santo Padre si renda conto che c'è stato un forte equivoco, spero non sia stato manipolato”. Le dimissioni di Becciu da Prefetto della Congregazione dei Santi sono arrivate al termine di un colloquio molto forte con Papa Bergoglio. Tutto parte dall'inchiesta di circa un anno fa sulla compravendita di un palazzo a Londra di proprietà della Segreteria di Stato e si allarga a somme arrivate ai fratelli, accuse dalle quali lui si difende. “Il Papa mi ha detto che avrei dato soldi ai miei fratelli. Io non vedo reati, è tutto rendicontato”. E non si spiega l'accusa di peculato per quei 100 mila euro donati, secondo la sua ricostruzione, alla Caritas e non alla cooperativa del fratello. “E' nella discrezione del sostituto destinare delle somme che sono in un fondo particolare destinato alla Caritas a sostenere varie opere” dice. I soldi non sono transitati dalla Caritas alla cooperativa del fratello che collabora con la Caritas di Orzieri, ripete. Dietro a tutto questo invece ci sarebbe, secondo l'Espresso, un vero e proprio metodo che avrebbe contraddistinto la Segreteria di Stato sotto la direzione del cardinal Bacciu che che va verificato. L'allora monsignore si era affidato per l'acquisto del palazzo di Londra al finanziare Enrico Crasso, ex Credit Suisse, il quale avrebbe indirizzato parte degli investimenti vaticani verso fondi speculativi con sede in paradisi fiscali. E su questo punto Becciu spiega: “Per il palazzo di Londra, l'Obolo di San Pietro, collettore di elemosine e donazioni per le azioni sociali della Chiesa, non è stato toccato”.