"Gli Stati Uniti non andranno da nessuna parte, non lasceranno a Russia Cina o all'Iran, un vuoto da colmare in questa regione", ha detto a Gedda, Arabia Saudita, il Presidente americano Joe biden. Riassumendo in una frase il motivo della sua visita in Medioriente. Ha parlato ai sovrani di 6 Paesi del Golfo e ai leader di Giordania, Iraq ed Egitto. Il Presidente americano ha sollevato la questione del contenimento del nucleare iraniano la gestione dei conflitti nell'area, la possibilità di nuove aperture regionali a Israele. La crisi alimentare innescata dalla guerra in Ucraina e soprattutto quella energetica. Funzionari della sua amministrazione hanno rivelato la possibilità che i Paesi membri dell'Opec, i maggiori produttori di greggio mondiali, dopo questa visita aumentino l'out put di petrolio, come richiesto da Washington. Se per Biden il viaggio è stato occasione di incontrare il nuovo premier israeliano, Yair Lapid, e per la prima volta il leader egiziano Abdel Fatah Al Sisi, di invitare a Washington l'alleato emiratino Mohammed Bin Zayed, la parte più complicata di una visita iniziata mercoledì è stata però quella Saudita. Controverso e subito apparso l'inevitabile incontro con il Principe Ereditario Saudita: Mohammed Bin Salman, de facto reggente a Riad, benché l'anziano padre sia ancora il sovrano. Secondo l'intelligence americana, ci sarebbe lui dietro la barbarica uccisione nel 2018 del giornalista e critico della monarchia dei Saud, Jamal Khashoggi. Nel 2020 durante la campagna elettorale Biden ha definito il Regno Saudita un "paria internazionale" di cui oggi però il mondo ha necessità in funzione energetica. Se il Presidente ha dichiarato di aver sollevato con il Principe la questione dell'assassinio, Bin Salman ha contro attaccato con una denuncia diretta all'operato americano in Iraq, difendendo sia la sua persona sia il Regno.























