Bielorussia vs Ue, allungata attesa per richiedenti asilo

01 dic 2021
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Non più 10 giorni di tempo, per registrare le domande di chi chiede asilo politico ma quattro settimane. Poi Polonia, Lettonia e Lituania possono avere tempo altri 16 settimane, circa quattro mesi per rispondere a tali domande. Nel frattempo, il richiedente verrà ospitato in luoghi specifici, di fatto campi di accoglienza temporanea. Se si esce da questi, prima di avere una risposta però si è illegali. Chi scappa da guerre e persecuzioni, insomma potrebbe affrontare un regime di detenzione di fatto di 4 mesi, prima di sapere se Polonia, Lituania o Lettonia lo accettano come rifugiato. L'Europa, ha deciso di derogare alle proprie regole, allungando i tempi di attesa per i migranti, e venendo incontro alle richieste dei tre paesi che confinano con la Bielorussia, e hanno subito ciò che è stato definito un attacco ibrido. Civili e migranti disperati, invitati e spinti da Lukashenko verso l'Europa. E per risolvere il problema, Bruxelles decide di prolungare l'attesa e la detenzione dei migranti stessi. Schinas, vicepresidente della commissione europea, insiste che l'Europa garantisce comunque il diritto d'asilo, i diritti fondamentali e il divieto di respingimento. Forse questi diritti li garantisce l'Europa, parole nelle stanze del quartiere europeo di Bruxelles. Ma chi è stato in Polonia e Lituania e ha parlato con poliziotti e migranti, sa che i primi si vantano di respingere pressoché tutti i civili che tentano di entrare. Famiglie comprese, e i secondi denunciano continue violazioni e violenze da parte degli agenti. Ma Bruxelles si sa a volte, è una bolla che fluttua lontana dal terreno. Così nonostante le diverse denunce di migranti ONG, nonostante alla stampa e alle organizzazioni umanitarie, sia vietato dai polacchi accedere all'area di confine, e nonostante per ammissione della Commissaria Johansson, il numero di migranti sia molto ridotto, e non si parli più di emergenza, i Commissari UE hanno comunque deciso di derogare ad alcune regole, per aiutare i paesi coinvolti. E chiedono ai governi dei 27 stati membri nel prossimo Consiglio Europeo, di approvare le misure.

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