Mentre buona parte del mondo è concentrata sul fronte ucraino ce n'è un'altra, tutt'altro che irrilevante in un certo senso, guidata dalla Cina che pensa ad altro. Nei giorni scorsi si è tenuta Yanogn, ex capitale della Birmania Myanmar, il vertice dei Paesi del Mekong. Per la prima volta dal sanguinoso golpe militare del febbraio 2021, golpe ormai dimenticato dalla comunità internazionale, i Ministri degli Esteri di cinque Paesi della regione, oltre la Birmania, Thailandia, Laos, Cambogia e appunto la Cina, si sono riuniti per discutere dei loro comuni interessi. Interessi che sono soprattutto cinesi. Al vertice ha Infatti partecipato Wang Yi capo della diplomazia di Pechino, che nel corso dei vari incontri bilaterali ha rilanciato la parte orientale del grande progetto cinese, One Belt One Road la cosiddetta nuova via della seta che dovrebbe finalmente fornire a Pechino una via di accesso ai mari del sud, leggi indopacifico. Protagonista assoluto dell'incontro, il ministro cinese Wang Yi ha annunciato di aver raggiunto l'accordo con le autorità birmane per riprendere i lavori di una serie di progetti tra i quali quelli della ferrovia e dell'oleodotto che dalla Cina dovrebbe arrivare ai porti del Mar delle Andamane. Wang Yi, secondo l'agenzia cinese Xinhua, avrebbe anche sollecitato una rapida riconciliazione tra la giunta e la società civile consigliando di trattare anche con la signora Aung San Suu Kyi, di nuovo agli arresti domiciliari e in attesa di vari processi che potrebbero escludere un suo ritorno alla politica attiva.