Un Paese messo a ferro e fuoco, scosso da disordini e violenze. Morti e feriti. La Bolivia è sull'orlo di una guerra civile. È il caos totale con scontri scoppiati tra sostenitori dell'ex Presidente fuggito in Messico, oppositori, polizia e forze armate. Dalla cacciata di Evo Morales, travolto dalle proteste e dalle denunce di brogli elettorali dopo le presidenziali di ottobre, il Paese sta attraversando una crisi politico istituzionale senza precedenti. Almeno cinque manifestanti pro Morales sono rimasti uccisi negli scontri con polizia e militari. Questi i video inediti in possesso di Sky Tg 24 che documentano quello che sta accadendo in queste ore nel sobborgo di Cochabamba. Alla stampa internazionale è stato chiesto di lasciare il Paese. I sostenitori di Morales hanno affrontato esercito e polizia nel tentativo di entrare nella città boliviana. Dal Messico il Presidente dimissionario ha rivolto un appello alle forze armate affinché mettano fine al massacro. Si dice pronto a tornare in Bolivia per aiutare un processo di pace e chiede la mediazione della comunità internazionale. Il vuoto di potere ha lasciato campo libero all'opposizione, quella seconda vicepresidente del Senato, Jeanine Anez, che si è autoproclamata capo dello stato ad interim. Da rappresentante del partito di destra al difficile compito di traghettare verso nuove elezioni il Paese dove gli indigeni ora temono una nuova emarginazione. Intanto anche Mosca riconosce Anez come Presidente ad interim della Bolivia, finché non ci saranno nuove e democratiche elezioni.