Mentre dal suo blog Alexei Navalny incita i suoi a liberare la Russia da quelli che definisce ladri usurpatori l'Europa manda una richiesta molto chiara, il principale oppositore di Putin e gli oltre 11000 manifestanti arrestati nelle ultime settimane devono essere subito rilasciati. Ma il viaggio di Josep Borrell a Mosca, il primo dal 2017 per un alto rappresentante della politica estera europea, sembra davvero tutto in salita, perché se i 27 sono compatti nel considerare la sentenza a carico di Navalny come motivata politicamente e dunque inaccettabile la minaccia delle sanzioni appare al momento molto debole. Solo le 3 repubbliche baltiche, insieme a Polonia, Repubblica Ceca e Romania spingono davvero in questa direzione, tutti gli altri, Germania in testa, hanno tirato il freno a mano e prendono tempo. Si vedrà intanto quale sarà la reazione russa, poi si tornerà a discuterne a Bruxelles nei vertici in programma tra febbraio e marzo. Berlino è particolarmente cauta, in ballo c'è infatti anche la costruzione del gasdotto nord Stream 2 a cui la Merkel, nonostante le pressioni crescenti da altri partner europei, al momento non sembra voler rinunciare. L'alto rappresentante Borrell che ha anche chiesto di incontrare Navalny, ma in attesa di un via libera da parte del tribunale competente, a Mosca incontrerà il ministro degli esteri Serghei Lavrov, che finora non ha però mandato messaggi concilianti, liquidando come isterie le proteste europee, anche se dal Cremlino trapela la volontà di sbloccare il dialogo con l'Europa che è un po' il vero obiettivo della visita di Borrell, i nostri canali di comunicazione, dice l'alto rappresentante, devono restare aperti anche se ormai non siamo più partner ma rivali. Ma la questione Navalny non sarà l'unico tema al centro del viaggio, in agenda anche il nodo Ucraina, il nucleare iraniano, il cambiamento climatico e la pandemia, con un'Europa sempre più interessata al vaccino russo Sputnik 5.