Non faremo valutazioni su un processo politico in corso, in un paese straniero, in Israele o in qualsiasi altra parte del mondo. Così la Portavoce della Casa Bianca, liquida con una battuta la posizione americana, rispetto al ribaltone israeliano. Nessun commento era prevedibile, forse anche doveroso per certi versi. Una forma di rispetto verso un alleato di lunga data, anche se la nuova amministrazione, è certamente meno in sintonia con il Governo israeliano, di quanto non fosse con Trump. Questa volta però, è davvero probabile che Biden non abbia un'idea e che attenda di capire cosa sia questo strano oggetto politico, questa coalizione trasversale, che sembra d'avere in comune, solo ostilità nei confronti di Netanyahu. Non a caso, per le vie di Gerusalemme, basta fermarsi a fare quattro chiacchiere, per raccogliere commenti che fotografano uno stato d'animo comune: diffidenza, nei confronti del progetto e dei personaggi coinvolti. Difficile capire chi intenda, questo avventore con: estrema sinistra. Perché la forza di Yair Lapid, Naftali Bennett decisamente fuori discussione, è proprio di essere un centrista, un moderato. Mentre il partito arabo Ràam, di vaga ispirazione conservatrice, brilla per assenza di un'identità politica a favore di un lucido pragmatismo. Anche se poi, aggiunge: Non basta però a dissipare i dubbi. Come conferma quest'altro uomo: Può far sorridere, che sei mandati non siano considerati sufficienti per avere esperienza di governo, perché è vero, nell'opinione pubblica israeliana, la convinzione è che si tratti di un'operazione di corto respiro. È impossibile fare previsioni in un contesto così complicato, con così tanti dossier sul tavolo e se una collezione così eterogenea, composizioni così diverse, posso trovare un percorso comune.