Come si fa la Brexit senza fare la Brexit? La Gran Bretagna è nel caos: le elezioni di giovedì hanno lasciato il Parlamento senza maggioranza, a una settimana dall’inizio dei negoziati con Bruxelles sull’uscita dall’Unione europea. Il Primo Ministro cerca disperatamente di tenere insieme capra e cavoli, gli unionisti nordirlandesi che sono contro i matrimoni gay e i conservatori scozzesi che hanno una leader che sta per sposare la sua compagna. Senza uno di loro, che proprio d’accordo però non vanno, a Westminster non ci sono i numeri per approvare nulla. Ma l’alleanza con il DUP dell’Ulster annunciata dal Governo per errore, ha detto Downing Street, ancora non c’è. Se ne riparla martedì. Fosse per i conservatori, la May finirebbe dritta rinchiusa nella Torre di Londra. Ma se si torna alle urne, cosa tutt’altro che improbabile, secondo un sondaggio ci sono ottime probabilità che al Governo vadano i laburisti del vecchio marxista Corbyn, il quale è riuscito a farsi votare pure dai ricchi dell’establishment promettendo che il Regno Unito avrebbe mantenuto l’accesso al mercato unico europeo. Quindi, è partita la caccia a inseguirlo. E anche il Ministro conservatore dell’economia Philip Hammond ora spinge la signora May perché vada a Bruxelles a chiedere la Brexit morbida, Brexit non Brexit, appunto. Occhio a tre date: 13 giugno la May davanti alla Commissione dei suoi parlamentari per convincerli a non licenziarla; Boris Johnson, attuale Ministro degli esteri, pronto a sostituirla anche se formalmente lo nega. 19 giugno discorso della Regina, ma in sostanza programma di governo e paradossalmente alla vecchia sovrana potrebbe convenire leggere quello di Corbyn. 20 giugno inizio formale dei negoziati con l’Europa. In un colloquio il Primo Ministro ha assicurato alla Cancelliera Merkel che non ci saranno ritardi e si comincerà quando previsto entro questo mese, ma entro questo mese al telefono del numero 10 di Downing Street chissà chi risponde.