Il rischio era che nell'incastro diplomatico che ha portato alla liberazione di Cecilia Sala e, dopo 4 giorni, a quella dell'ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, liberato domenica su decisione del Ministro della Giustizia, si inserisse anche un nuovo scontro tra il guardasigilli e i giudici della Corte d'Appello di Milano che mercoledì avrebbero dovuto decidere se concedere o meno i domiciliari all'uomo di Teheran. Sarebbe anche questa la ragione che ha portato il Ministro Carlo Nordio a esercitare la facoltà di revocare l'arresto per Abedini su cui pendeva una richiesta di estradizione negli Stati Uniti facendolo tornare un uomo libero. Nel fascicolo depositato in Corte d'Appello a Milano infatti nulla faceva riferimento a un qualche tipo di impegno preso dall'Italia per la liberazione della giornalista italiana. E dopo il caso dell'imprenditore russo Artem Uss arrestato in Italia su richiesta degli Stati Uniti nella primavera del 2023, come Abedini, ed evaso dai domiciliari con braccialetto elettronico concessigli proprio dai giudici della Corte d'Appello era difficile immaginare che le toghe milanesi avrebbero assecondato la richiesta del legale dell'iraniano concedendogli i domiciliari. Anche perché dopo il caso Uss gli stessi giudici erano stati accusati dal Ministero di "grave e inescusabile negligenza" finendo assolti davanti al CSM. Intervenire dopo il pronunciamento dei giudici avrebbe potuto significare sconfessarli sebbene nel caso di estradizione sia facoltà del Ministro e riaprire in qualche modo la ferita. Da qui dunque la decisione, che pure era stata negata, di intervenire prima dell'udienza motivando la revoca dell'arresto di Abedini in sostanza col fatto che il reato di cui lo accusano gli americani in Italia non esiste e comunque le prove raccolte non sono sufficienti. Le porte del carcere di Opera per Mohammad Abedini si sono aperte poco prima che il Ministero comunicasse la revoca del suo arresto. Il trentottenne, stando a indiscrezioni, si sarebbe imbarcato subito a Linate su un volo per Teheran messo a disposizione dagli 007 italiani dell'AISE e attualmente si trova in Iran.