Per una notte l’NBA si ferma, la bolla di Orlando, per quanto impermeabile, ha deciso di non rimanere inerme davanti a ciò che è successo a Jacob Blake, prima i Milwaukee Bucks, poi tutte le altre squadre, insieme i giocatori hanno deciso di boicottare i play-off, rifiutandosi di scendere in campo per richiamare l'attenzione su quanto è accaduto al giovane 29enne colpito 7 volte alla schiena dalla Polizia di Kenosha in Wisconsin. Il clima in città è surreale durante la terza notte di manifestazione, fiamme, scontri, saccheggi e violenze. Addirittura un giovane dell'Illinois di 17 anni, Kyle Rittenhouse, è stato arrestato dopo aver aperto il fuoco con un fucile contro i manifestanti, uccidendone due e ferendone un altro. Non è bastato il coprifuoco entrato in vigore ieri alle 20 a limitare gli scontri e quindi, per impedire la quarta notte di guerriglia urbana, Trump ha annunciato l'invio di forze federali che si aggiungono ai 550 membri della Guardia Nazionale inviati dal governatore del Wisconsin, Tony Evers. Si cerca ancora di capire cosa sia successo quella domenica, che ha riacceso più forte di prima il Black Lives Matter. Durante una conferenza stampa le autorità del Wisconsin non solo hanno confermato che Blake aveva un coltello e che gli agenti tentarono di fermare il giovane con i teaser, ma hanno anche reso pubblico il nome del poliziotto che sparò a Blake. Si tratta di Rusten Sheskey, agente al servizio del Dipartimento di Kenosha da 7 anni. Ad ora non ci sono incriminazioni per il ferimento di Blake e le indagini continuato, mentre in piazza c’è chi urla a gran voce giustizia per l'ennesima vittima.