È di nuovo il tempo della delusione e dell'amarezza per i genitori di Giulio Regeni, dopo il vertice in videoconferenza tra i magistrati italiani e quelli egiziani sull'inchiesta per l'omicidio del giovane ricercatore, torturato e ucciso nel 2016 al Cairo. L'incontro ieri si è concluso con un nulla di fatto e per il Governo è il tempo delle valutazioni. Ancora nessuno si espone ufficialmente, solo anonime fonti della Farnesina esprimono forte delusione per l'esito dell'incontro tra le due procure. “Esigiamo un cambio di passo e soprattutto esigiamo rispetto per la famiglia Regeni, la Farnesina trarrà le sue valutazioni”. Tra i 12 punti della rogatoria internazionale, inviata dalla Procura di Roma nell'aprile del 2019 e mai presa in considerazione dall'Egitto, si fa riferimento ad altri cinque 007 egiziani che avrebbero avuto un ruolo nella vicenda. In particolare i magistrati italiani, chiedevano di mettere a fuoco il ruolo di altri soggetti della National Security che risultano in stretti rapporti con gli attuali 5 ufficiali già indagati dal 2018. La Procura di Roma ha fatto sapere di aver insistito sulla necessità di avere riscontro concreto in tempi brevi alla rogatoria, ma le autorità egiziane non solo non hanno fornito alcun elemento nuovo o risposte, ma addirittura hanno formulato istanze investigative sull'attività di Giulio in Egitto. Sembra quasi di tornare in dietro nel tempo a quelle illazioni su “Giulio spia italiana” che contraddistinsero il depistaggio delle prime settimane. Un atto ritenuto fortemente offensivo dai genitori di Regeni che esortano ora il nostro Governo a ritirare l'ambasciatore. “Il tempo della pazienza e della fiducia è ormai scaduto, aggiungono”.