In attesa di capire come Barcellona concluderà la prima settimana di proteste che hanno avuto derive distruttive e violente, fatto pressoché inedito per l'universo indipendentista catalano, il sesto giorno ha segnato un abbassamento significativo della tensione. In migliaia si sono riversati in piazza Orchinaona nel centro della città dalle 18 e la manifestazione si è mantenuta tranquilla quasi sempre, con un buon gruppo di manifestanti che è rimasto seduto per terra fino a tarda notte, proprio a quell'ingresso della via Laeitana che venerdì scorso è stata teatro degli scontri più violenti. Esattamente qui durante le cariche un agente è stato colpito da una pietra ed è in gravissime condizioni in ospedale. Così come desta forti preoccupazioni lo stato di una giovanissima in terapia intensiva. Almeno due persone hanno perso un occhio negli scontri dei giorni scorsi. Solo quando ormai mancavano pochi minuti allo scadere del sabato sono entrati in azione i vandali, giovanissimi e a volto coperto, per aggiungere altri danni agli oltre 2 milioni di euro che la sindaca Ada Colau, ha detto che dovranno essere spesi per riparare i danni fatti all'arredo urbano. La prima cittadina ha chiesto la cessazione di ogni forma di violenza. Il ministro dell'interno, Fernando Grande-Marlaska, ha garantito che sia la polizia nazionale che i Mossos d'Esquadra hanno esercitato un uso proporzionale della forza. La città basca di San Sebastian ha manifestato in solidarietà con gli indipendentisti catalani e cariche della polizia si sono avute a Madrid contro manifestanti che chiedevano l'amnistia per i condannati di lunedì scorso. Il presidente della Generalitad Quim Torra ha cercato di raggiungere al telefono il premier Pedro Sánchez per chiedere di sedersi subito a un tavolo, ma il Primo Ministro si è rifiutato di rispondere prima che, ha spiegato Torra, non condanni in maniera inequivocabile la violenza e i mostri il suo totale appoggio alle autorità. Tra Madrid e Barcellona continua ad essere un dialogo tra sordi con il governo regionale catalano che appare diviso al suo interno e il governo nazionale che è in perenne campagna elettorale. Tra tre settimane, infatti, gli spagnoli saranno nuovamente chiamati alle urne per la quarta volta in quattro anni.