Al secondo giorno di scontri armati non accenna a rientrare la violenza tra le forze armene azerbaigiane sulla linea di confine della contesa regione del Nagorno Karabakh, un conflitto ormai trentennale riacceso nelle ultime ore con reciproche accuse di provocazioni. Si combatte con mezzi di artiglieria pesante. I primi dispacci restano incerti e parlano di centinaia di persone tra militari e civili vittime del conflitto, l'Azerbaigian ha accusato le forze armene di aver provocato lo scontro obbligato ad una reazione mentre il premier armeno accusa l'Azerbaigian di aver lanciato un'offensiva aerea sulla città di Carter. I bombardamenti sarebbero ancora in corso con decine di morti anche tra i civili. Ma è difficile se non impossibile in queste ore accedere a fonti indipendenti per raccontare ciò che sta accadendo. Gli scontri hanno attivato frenetici contatti diplomatici per prevenire un'aggravarsi della disputa ormai decennale tra l'Armenia a maggioranza cristiana e l'Azerbaigian musulmano. La Russia chiede un cessate il fuoco immediato e la Turchia si insinua nel conflitto dichiarando di voler sostenere l'Azerbaigian. Sullo sfondo del contrasto etnico religioso le autostrade del petrolio russo, gli oleodotti che trasportano petrolio e gas naturale del Caspio dall'Azerbaigian al mondo passano proprio in prossimità del Nagorno Karabakh.