Recuperare l'Ucraina per ritornare a pieno titolo una superpotenza. É quanto ripete da mesi il Consigliere che la stampa internazionale definisce l'ideologo di Vladimir Putin, uomo che dice quello il Presidente pensa, il filosofo dietro la politica estera del Cremlino. La figlia Darya, anch'essa filosofa uccisa da un esplosione mentre viaggiava su un auto dove avrebbe dovuto esserci anche lui, sosteneva le teorie del padre tanto da essere finita assieme a lui sulla lista dei cittadini russi sanzionati da Stati Uniti e Regno Unito per propagazione di false informazioni. Anche ai microfoni di Sky tg24, intervistato pochi mesi fa, Dugin aveva ripetuto le sue convinzioni benché edulcorate a favore di un pubblico occidentale. L'accusa russa di presunto nazismo ai danni dell'Ucraina era diventata quella di un intollerabile, per Mosca, russofobia della sua popolazione. "L'idea generale è che la Russia non può tollerare la russofobia della società Ucraina. Russofobia che è diventata l'identità dell'Ucraina." Il suo pensiero e i suoi scritti di estrema destra, di lotta al liberalismo ed esaltazione di un'ideologia ultranazionalista euroasiatica sarebbero stati, secondo molti analisti, funzionali in questi anni alla narrazione del potere di Putin e più recentemente all'aggressione dell'Ucraina. Basti pensare al sostegno di Dugin all'annessione russa nel 2015 della Crimea, che gli valse sanzioni occidentali, all'incitazione alla violenza contro gli ucraini dopo i sanguinosi scontri a Odessa nel 2014, che secondo media di Mosca, avrebbe spinto l'Università della capitale a licenziarlo.























