Dottor Petriccione, grazie per essere con noi. Abbiamo intervistato Greta Thunberg che rappresenta decine di migliaia di giovani europei che scendono in strada, per chiedere un maggiore impegno per la lotta al cambiamento climatico e Greta ha un messaggio per la Commissione europea, glielo faccio ascoltare. A Sky TG24 stiamo organizzando un'intervista con Mauro Petriccione, general director per i cambiamenti climatici alla Commissione europea, immagina di potergli parlare. Che cosa gli diresti? Che cosa gli chiederesti? Il Carbon Budget è difficile da calcolare, ma una cosa è chiara, dobbiamo arrivare a zero emissioni per il 2050 al massimo. Zero emissioni non significa eliminarle tutte, ma significa eliminarle quasi tutte e compensare quelle che restano per esempio con le foreste, con l'agricoltura, con l'uso della terra, eventualmente con nuove tecnologie. Sulla questione dell'equità che sta molto a cuore a Greta e a tanti attivisti? Per arrivare a questo risultato, quello che noi abbiamo chiamato neutralità climatica per il 2050, questa è una trasformazione in profondità della nostra economia. Tutte le trasformazioni implicano un rischio per certi settori, per certe persone e noi dobbiamo accompagnarle, dobbiamo equipaggiare la gente, per un'economia che funziona in maniera diversa. Quindi non si creano disparità tra i Paesi avanzati e quelli diciamo in via di sviluppo? Ma le disparità esistono, vanno affrontate. Paesi in via di sviluppo richiederanno supporto per quello che devono fare, una cosa però è chiara, le finanze pubbliche, che si tratti delle nostre o che si tratti di aiuto allo sviluppo, da sole non possono risolvere il problema. Bisogna mobilizzare la finanza privata, ce n’è, è disponibile, le imprese sono pronte a cambiare tecnologia, vi hanno interesse, vanno trovati gli incentivi, vanno trovati i meccanismi di finanziamento appropriati, utilizzare il capitale pubblico come il catalizzatore per l'uso della finanza privata. Noi stiamo cercando di farlo in Europa, abbiamo anche una bella esperienza da quel punto di vista, dovremmo farlo anche nei Paesi in via di sviluppo, utilizzando l'aiuto allo sviluppo come catalizzatore.