I colloqui sono stati difficili, lunghi e specifici così racconta la parte russa e si sono conclusi con rassicurazioni e minacce reciproche, con frasi che fanno sperare in una distensione e allusioni che invece fanno pensare ad un possibile conflitto. I temi dei colloqui tra negoziatori russi e americani sono abbastanza chiari. Primo il dispiegamento di più di 100 mila soldati russi al confine con l'Ucraina, sembrano quasi i preparativi per una possibile invasione. Secondo, la preoccupazione russa che proprio l'Ucraina entri a far parte della NATO, come hanno fatto già i paesi baltici, ex repubbliche sovietiche, o gli ex paesi comunisti dell'Europa dell'est. E Mosca vuole anche ridurre le attività dell'Alleanza Atlantica in Europa orientale. Terzo la volontà di ridurre la minaccia reciproca di missili puntati dall'Europa verso la Russia e viceversa. I soldati russi dispiegati al confine non hanno alcuna intenzione di attaccare l'Ucraina ha detto il viceministro degli Esteri al termine dei colloqui mentre l'omologa americana ha sottolineato come Mosca non si sia impegnata in nessuna de escalation. Sull'allargamento della NATO, gli americani e la NATO stessa hanno ribadito, almeno a parole che prosegue la politica delle porte aperte, quindi chi vuole può chiedere di entrare. Cosa che non rende felici i russi, che però hanno dichiarato che gli Stati Uniti hanno preso molto sul serio le loro richieste. Sulla questione dei missili, entrambe le parti hanno ammesso che sono d'accordo nel compiere reciproche limitazioni, ma il negoziatore russo ha aggiunto in maniera sibillina: "Non vorrei mai affrontare la situazione in cui Paesi NATO si trovassero a commettere un errore e ad agire a discapito della sicurezza europea." Insomma la situazione rimane in bilico ma ha detto il Viceministro degli Esteri russo non è senza speranze, sembra un po' l'inizio di un lungo braccio di ferro. Prossimo round a Bruxelles, mercoledì, dove i russi incontreranno i vertici della NATO.























