Coprifuoco violato, sciopero generale, morti e feriti. La Colombia precipita nel caos: le misure governative imposte per prevenire furti e saccheggi, vengono ignorati dalla protesta popolare che nella notte arriva alla residenza privata del contestato Presidente Ivan Duque a Bogotà intonando l'inno nazionale prima di essere dispersi con i lacrimogeni della polizia. Al potere da poco più di un anno Duque si trova insomma a dover fronteggiare la più imponente protesta contro il Governo centrale degli ultimi tempi. Un malcontento che vede coinvolti i sindacati, studenti, contadini e partiti di opposizione. Il comitato nazionale dello sciopero ha quindi sollecitato un incontro con il Presidente per discutere quello che definisce il dissenso contro il pacchetto di misure repressive in materia di economia, politiche sociali, lavoro ed ambiente. E proprio nel tentativo di placare i manifestanti Duque ha annunciato l'avvio di un dialogo nazionale con tutti i settori. Intanto, nel giorno dello sciopero generale tre poliziotti sono stati uccisi e altri sette sono stati feriti in un attacco ad una stazione di polizia nel sud del Paese. Le autorità locali ipotizzano però che dietro la strage ci siano i narcos e non i manifestanti scesi in piazza. Nella capitale neii giorni scorsi le proteste sono comunque sfociate in violenze con saccheggi e linciaggi che hanno paralizzato il sistema di trasporto pubblico e portato scontri tra polizia e manifestanti, per questo è stato decretato il coprifuoco notturno dal sindaco di Bogotà. Ma la protesta comunque dilata.