969 milioni di elettori e 22 lingue parlate. Non stupisce che i partiti politici indiani, in questa lunga campagna elettorale, stiano utilizzando sempre di più la tecnica del deepfake. Cioè video e audio creati con l'intelligenza artificiale che permettono di alterare i volti e le voci dei politici, come ci spiega Divyendra Singh Jadoun, il fondatore di The Indian Deepfaker, una startup che si occupa di produrre questi contenuti. Questa azienda si dedica alla produzione di deepfake che definisce etici, ovvero specifica sempre che i contenuti sono generati dall'intelligenza artificiale e evita di creare materiale volto a screditare gli avversari. Ma queste tecnologie possono essere utilizzate in modo improprio, ad esempio mostrando un candidato dire o fare cose che non ha in realtà mai detto o fatto. Il rischio è anche che con il diffondersi di questa tecnologia, gli elettori abbiano sempre più difficoltà a distinguere tra messaggi reali e sintetici. Un fenomeno che in assenza di una regolamentazione, avvertono gli esperti dell'Internet Freedom Foundation di Nuova Delhi, potrebbe trasformare la campagna elettorale indiana in un far west. Diverse realtà lavorano per sviluppare strumenti di AI detection e più in generale per sfruttare l'intelligenza artificiale per combattere la disinformazione, come nel caso di AI4TRUST, progetto finanziato dall'Unione Europea, a cui partecipa anche Sky Tg24.