Non è il tetto al prezzo del gas chiesto da almeno 15 Stati europei, non è il cosiddetto corridoio dinamico che individua una fluttuazione di prezzi accettabile. Quello presentato dalla Commissione Europea è un compromesso molto al ribasso che si limita a porre, solo a certe specifiche condizioni, uno stop all’impennata del prezzo del gas. La proposta dovrà essere discussa venerdì prossimo dai Ministri dell’Energia dei 27 Stati membri. La Commissaria Simson ha spiegato che il meccanismo di freno ai prezzi si attiverà solo nel caso in cui il costo alla Borsa di Amsterdam superi i 275 euro Megawattora per due settimane consecutive e tale prezzo sia al contempo più caro di 58 euro di quello del gas liquido scambiato globalmente almeno per 10 giorni. "Non si tratta di un intervento regolativo per fissare il prezzo sul mercato del gas ad un livello artificialmente basso. Si tratta invece di un meccanismo di ultimo ricorso, diciamo, per impedire e, se necessario, per affrontare episodi di prezzi eccessivamente volatili che non siano in linea con le tendenze mondiali". Anche questa precisazione mostra come abbia prevalso la paura tedesca di rimanere senza gas nel caso in cui venga imposto un prezzo a chi ce lo vende, piuttosto che la preoccupazione di molti altri Stati di pagare troppo il metano. Il prezzo che fa scattare il meccanismo è stato stabilito prendendo come riferimento quanto avvenuto ad agosto, quando il costo del gas è schizzato alle stelle ma -fanno notare in molti- anche in quel caso un simile freno non sarebbe stato attivato perché il picco non durò due settimane. Difficile quindi che la proposta della Commissione possa accontentare tutti quei Paesi, tra cui il nostro, che da mesi spingono per un'azione più coraggiosa sul fronte dei prezzi dell'energia.























