La pena esemplare 25 anni, cioè il massimo richiesto dalla pubblica accusa per Hadi Matar, non ci sono state attenuanti. Il tribunale di New York ha emesso la prima condanna nei confronti del giovane di origine libanesi, che ha tentato di uccidere Salman Rashdi, lo scrittore britannico di origini indiane, divenuto simbolo della lotta al radicalismo islamico. Per questo, tra l'altro, Matar rischia una seconda condanna per terrorismo. Sono in pochi oggi a rammentare una vicenda che affonda quasi quarant'anni fa la pubblicazione dei versetti satanici, uscito nel 1988, il libro scatenò violente proteste nel mondo islamico, ma soprattutto portò alla condanna da parte dell'ayatollah Khomeini, la celeberrima Fatuah, con cui invitava tutti i musulmani a uccidere lo scrittore accusato di blasfemia. Era il 1989 e per oltre trent'anni Rashdi ha vissuto sotto scorta, braccato dagli islamisti, fino a quando, pochi anni fa, lo scrittore ha deciso di rinunciare al programma di protezione, per poter vivere liberamente confidando che il tempo avesse cancellato la memoria di quella vicenda. Si sbagliava. La questione alla base della condanna era nel titolo, c'è un episodio contestato, secondo cui Maometto avrebbe pronunciato dei versetti sotto l'influenza di Satana. In realtà il libro lì per lì non provocò alcuno scandalo, il Profeta aveva un altro nome, Mahmood, nel mondo islamico non suscitò clamore. Peraltro, è un libro piuttosto corposo e di non semplicissima lettura. Restò un caso esclusivamente letterario fino a quando non giunse all'attenzione della giovane Repubblica islamica dell'Iran, ma non si sa se Khomeini lo lesse davvero. A quasi quarant'anni di distanza quelle parole hanno scatenato la furia omicida del giovane americano di origine libanese, Rashdi è sopravvissuto anche a questo, ma ha perso un occhio e la mobilità di un braccio. I versetti satanici però restano un best seller, considerato un classico della letteratura e un caposaldo della libertà di parola. .