L'Ucraina e la Moldavia ottengono quel che da settimane chiedevano. Il Consiglio Europeo, cioè tutti i leader dei 27 Stati che compongono l'UE, hanno concesso lo status di candidato membro a Kiev e Chisinau. Ora si apre una fase che potrebbe durare parecchi anni; i due Paesi, infatti, dovranno iniziare ad adeguare le loro legislazioni agli standard europei, dovranno ancora lavorare molto nella lotta alla corruzione e negoziare poi la loro adesione definitiva con le istituzioni di Bruxelles. Il primo passo ufficiale però è stato fatto, e in mezzo all'invasione russa dell'Ucraina, assume un significato simbolico, fondamentale. Non era scontato, diversi erano gli Stati membri che avevano espresso dubbi nelle scorse settimane, ma alla fine ha prevalso, unanime, la posizione sostenuta tra i primi dall'Italia, per dare un ok in tempi molto brevi. Molto soddisfatti i leader delle istituzioni europee. Molto felice ovviamente, il presidente ucraino Zelensky, che dopo la decisione si è collegato in diretta con i colleghi leader europei, e ha definito la giornata storica e fondamentale per il suo Paese. La decisione dell'UE arriva proprio nel giorno in cui i Paesi candidati da diversi anni, si sono lamentati di essere tenuti fuori dalla porta dell'Europa Unita da troppo tempo. È il caso dell'Albania, candidato membro da due decenni, la sua adesione va insieme a quella della Macedonia del Nord, ma quest'ultima è bloccata da un veto posto dalla Bulgaria, che ancora non si riesce a superare e che impedisce di iniziare i negoziati previsti per l'adesione dei due Paesi. In molti spingono per un'accelerazione delle entrate in Europa, di quei Paesi che aspettano da troppo tempo. Non vorrebbero che fossero superati dalla stessa Ucraina. La Bosnia ad esempio, ancora deve avere un ok, richiesto da molto, per essere accettata come candidato membro. Insieme ai problemi economici ed umanitari, conseguenze della guerra quindi, l'Unione Europea in questa due giorni di consiglio cerca di sbloccare un processo di allargamento, che potrebbe portarla presto ad essere molto più grande, nei Balcani.























