L'allarme arriva dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, mentre è alle prese con l'accusa americana di aver gestito male l’epidemia e di aver favorito la Cina. Ma intanto a parlare sono ancora una volta i numeri ufficiali. Non cita in quali paesi il direttore generale dell’OMS, mentre il numero totale dei casi nel mondo si avvicina ai 5 milioni. Di certo però non passa inosservato il nuovo balzo dei casi negli Stati Uniti e soprattutto in Brasile, che registra le quarte dimissioni ministeriali in tempo di pandemia, a causa dei contrasti con le posizioni assunte dal presidente Bolsonaro, mentre nel paese i contagi arrivano a quasi 600.000. Intanto l'Europa, alle prese con le progressive riaperture in molti paesi, guarda alla Svezia e a quella strategia soft adottata contro il coronavirus, che di fatto è ufficialmente fallita. Il paese scandinavo che non ha mai chiuso scuole, bar e ristoranti, è diventato quello con il più alto tasso di mortalità al mondo, 6,08 per milione di abitanti, superando così la gran Bretagna, il Belgio, gli Stati Uniti e anche l'Italia. In Francia si sperimenta il rientro in classe distanziati e con le mascherine, mentre le strade russe restano ancora pressoché deserte. Colpa dei numeri che fanno del paese il secondo al mondo per numero di contagi anche se la situazione sembrerebbe andare verso la stabilizzazione. Gli occhi ora sono puntati soprattutto verso i paesi del terzo mondo, dove milioni di persone, oltre che a rischiare la vita potrebbero essere spinte verso una condizione di estrema povertà a causa della pandemia.