Cento giorni dopo il primo caso, la città di New York ha fatto il primo passo verso la normalità. È partita la fase uno nella Grande Mela dopo che la città ha soddisfatto i sette parametri stabiliti dallo Stato di New York che prevedevano, tra le altre cose, la riduzione del numero dei casi, del numero dei decessi e la disponibilità ampia dei posti letto negli ospedali. I primi a partire sono stati i settori del manifatturiero, dell'edilizia e le vendite al dettaglio, ma solo per consegne-ordini online. Ma in tanti, soprattutto quelli impiegati nelle vendite al dettaglio, hanno preferito aspettare e non riaprire adesso. Molti dei negozi di New York hanno ancora le coperture in legno installate per proteggerli dopo gli scontri e i saccheggi dei giorni scorsi, in attesa che la situazione si tranquillizzi definitivamente. Una città che prova a rialzarsi dopo essere stata l'epicentro mondiale del virus con 205.000 casi registrati e 22.000 vittime. Non soltanto una crisi sanitaria difficile da gestire, ma anche un blocco economico che ha bruciato più di 800.000 posti di lavoro in soli tre mesi. La fase due tra due settimane, se non ci sarà un nuovo picco di casi e di decessi. Tra 15 giorni toccherà, dunque, a tutte le attività, anche quelle dove non è possibile rispettare la distanza di sicurezza, come saloni di bellezza e negozi di barbiere. Intanto, mentre continuano in tutti i quartieri di New York i cortei di protesta per la morte di George Floyd con migliaia di persone in strada, il sindaco Bill de Blasio ha deciso di dedicare parte del budget previsto per le forze di Polizia ai Servizi Sociali e per i giovani.