L'annuncio è arrivato direttamente dal cancelliere Sebastian Kurz, dal 14 aprile, in Austria, i piccoli negozi, finora considerati non essenziali, potranno riaprire i battenti e da maggio, toccherebbe anche gli altri. Per hotel e ristoranti misure più graduali, banditi, invece, gli eventi pubblici, almeno fino a fine giugno. Dopo 3 settimane di lock down e un numero di ricoveri da coronavirus ormai stabilizzato, insomma, Vienna pensa alla cosiddetta “fase due”, anche se ha specificato Kurz, tutto potrà dover chiudere di nuovo se i contagi tornassero a salire. Nel frattempo le mascherine sono diventate obbligatorie per entrare nei supermercati, dove spesso sono messe in vendita all'ingresso a un euro. Anche la Germania si prepara al dopo emergenza, seppur la Merkel specifichi che non è il momento di fornire date. Oltre a mascherine obbligatorie e divieto di assembramenti, il piano prevede l'obiettivo di tracciare almeno l'80% delle persone con cui un contagiato ha avuto contatti entro 24 ore dalla diagnosi. Strategia cui pensano anche altri Paesi, compresi quelli che hanno appena allungato la quarantena. Come la Spagna, dove perlomeno comincia a far sperare il calo dei morti. Chi invece si troverà probabilmente presto a dover aumentare le restrizioni sono quegli Stati che finora avevano adottato misure di contenimento molto blande, come la Svezia, dove ormai i morti sono più che in tutti gli altri Paesi scandinavi. O l'Olanda, dove le terapie intensive, cominciano a scarseggiare. Certo, ogni settimana di lock down pesa in termini di Pil e si va verso quella che è già stata definita la più grande recessione dal secondo dopoguerra. Nelle prossime ore l'Eurogruppo dovrà scegliere quali strumenti utilizzare per uscire dalla crisi. I commissari Gentiloni e Breton, propongono un fondo per emettere dei bond comuni per finanziare una sorta di piano Marshall, ma la Germania insiste sulla necessità di utilizzare il Mes con condizioni molto più leggere.