È l’Islanda a detenere, per ora, il record di download dell’app di tracciamento. Sono molti i Paesi che hanno lanciato la propria versione di Immuni, chi prima rispetto all'Italia, come la Corea del Sud e chi in ritardo, come nel caso dell’app giapponese Cocoa, che è stata lanciata il 19 giugno. In Islanda quattro abitanti su dieci hanno scaricato l'applicazione che, a detta del Massachusetts Institute of Technology, sarebbe anche una delle migliori. Tracciare le app di tracciamento, questo è il progetto dell'istituto americano, che assegna le stelline in base a criteri di trasparenza, volontarietà e corretto utilizzo dei dati. Cinque stelline alla Rakning islandese. Insomma, nell'Isola tutti al sicuro sul fronte privacy, una medaglia di cui non possono fregiarsi altri paesi europei come la Norvegia, dove il garante della privacy è arrivato a sospendere l'utilizzo dell'app, proprio per motivi legati alla protezione dei dati, del quasi il 30% di cittadini che avevano fatto il download. Zero stelline per il Qatar, dove l’app richiede l'accesso alle foto del telefono ed è obbligatoria. Chi non la scarica rischia fino a tre anni di carcere. Insieme ad altri paesi come Bahrein e Algeria, il Qatar è finito al centro di un'inchiesta di Amnesty International sulle applicazioni utilizzate come veri e propri strumenti di sorveglianza. Cinque stelline invece per Immuni, nonostante il basso numero di download, fatto solo dal 6% della popolazione. Davanti all’Italia anche la Germania che si attesta su una percentuale doppia dopo neanche dieci giorni dal lancio. Bocciata dal MIT, invece, la Stop Covid francese, che guadagna solo la stellina della non obbligatorietà. Solo il 3% dei cittadini ha scaricato l'app.