È alla fame il Brasile, il paese del Sudamerica più colpito dalla pandemia, con buona pace del suo Presidente, Jair Bolsonaro che annuncia provocatoriamente grigliate per migliaia di persone, ridicolizzando così il rischio contagio. Il Cristo Redentore che allunga le sue grandi braccia su Rio de Janeiro è stato illuminato con slogan della campagna: "tavola senza fame" che si preoccupa di raccogliere cibo e igienizzanti da distribuire nelle aree più povere. Nelle favelas di Rio sono ex detenuti, arruolati da una Ong a occuparsi della distribuzione. A San Paolo, preoccupa in modo particolare la situazione dei senzatetto in 22 sono morti e si stima che in una quarantina siano stati contagiati. Nel paese il numero complessivo dei decessi da covid19 è superiore a 11 mila oltre 156 mila i casi registrati. A dispetto delle critiche mosse al Presidente da più parti i sostenitori di Jair Bolsonaro sono scesi in piazza domenica a Brasilia a sostegno del leader populista. Anche gli argentini della capitale sono scesi in piazza in segno di protesta, "meglio morire in piedi che in ginocchio" grida questa manifestante, contraria alle restrizioni adottate per cercare di arginare il contagio il lockdown nel Paese, che oltretutto rischia l'ennesimo default dura da 50 giorni e il Presidente Alberto Fernandez, ha annunciato che la quarantena sarà estesa fino al 24 maggio. I decessi in Argentina sono stati finora 282, 5371 i contagi. Proteste anche a Lima, capitale del Perù, dove i lavoratori del settore delle costruzioni si sono radunati davanti al Ministero del lavoro per chiedere aiuti. In questa situazione di emergenza globale i miserabili provano a scappare dalla fame, migrando. Per quanto paradossale possa sembrare, in molti si sono trasferiti in Venezuela da paesi limitrofi, ma anche il paese dei due presidenti, Nicolás Maduro e Juan Guaidó è costretto a fronteggiare la pandemia con una crisi politica che dura da 17 mesi e deve fare i conti con una crisi economica profondissima, aggravata dal prezzo del petrolio in caduta libera.