Impossibile farli adesso, i paragoni li faremo solo alla fine di tutto, è il commento di Dominic Raab, ma il paragone non serve neanche più. L'allarme era stato lanciato da esperti e università più volte nelle scorse settimane, forse sottovalutato, è diventato oggi realtà. Con 29427 vittime, 693 nelle ultime 24 ore il Regno Unito è diventato il Paese maggiormente colpito dal coronavirus in termini di vite umane in tutta Europa, il secondo livello mondiale. Il dato è preso per difetto, nella stessa giornata l'istituto nazionale di statistica parla di 32000 morti, conteggiando anche i casi sospetti. Numeri che raccontano e allo stesso tempo nascondono un Paese che, nonostante questi numeri non sembra spaventato, ligio alle regole dello lockdown si,ma sono molte le voci che chiedono di andare avanti, di passare alla fase 2. Dovremo creare una nuova normalità, non abbiamo mai vissuto nulla di simile, vogliamo essere certi che sia più sostenibile, ma non dobbiamo farci alcune illusione, non sarà facile. Mette le mani avanti il primo segretario di stato. Il lockdown termina alla fine di questa settimana, un prolungamento appare scontato, forse per 2, forse per 3 settimane, ma con, forse, ancora qualche alleggerimento, mentre si discutono le misure per far ripartire in sicurezza aziende, uffici, negozi, le scuole aspetteranno ancora un po', Boris Johnson, racconterà al paese il suo futuro domenica con ogni probabilità. Tra le misure allo studio, come e quando far ripartire la premier League, aiuterebbe il morale del paese, dice Raab, che ammette stiamo studiando varie opzioni per giocare a porte chiuse, e poi sottolinea lo faremo quando potremo farlo in sicurezza e in maniera sostenibile. Tra le possibilità, partite più brevi per sostenere un calendario serrato e 10 campi neutri, su cui disputare tutti gli incontri, molti stadi in queste settimane sono diventati centri per fare i test del coronavirus.