Cosa può spingere un uomo ad accoltellare dei bambini in un passeggino, in un parco, in una mattinata di sole, nel cuore di una cittadina turistica? Mano a mano che emergono i dettagli dell'aggressione di giovedì mattina ad Annecy, nell'Alta Savoia francese, il movente resta un'incognita. I feriti sono sei: quattro bambini tra i 22 mesi e i 3 anni e due adulti, di cui uno di 78 anni. Lottano per la vita, mentre le indagini procedono per tentato omicidio. La pista terroristica sembra esclusa, si guarda allora al passato dell'aggressore, Abdalmasih Hanoun, 32enne siriano, cristiano, senza precedenti giudiziari né disturbi psicologici diagnosticati. Dopo aver vissuto per 10 anni in Svezia, 8 mesi fa l'uomo si era separato dalla moglie, una donna svedese con cui ha una figlia di 3 anni, e si era trasferito ad Annecy, dove non ha fissa dimora. A richiamare l'attenzione però, è soprattutto lo status di rifugiato, ricevuto dall'uomo in Svezia meno di due mesi fa. In questi anni aveva ottenuto asilo anche in Italia e in Svizzera. Non bastava all'uomo che aveva fatto domanda anche in Francia, ma la Francia aveva rifiutato la sua ulteriore domanda proprio lo scorso 4 giugno, giudicandola non necessaria. Può essere questo ad averlo fatto scattare? Quello che si sa, è che al momento dell'aggressione non era sotto l'effetto di alcol o stupefacenti e, particolare emerso dai video girati da alcuni testimoni, durante l'attacco avrebbe urlato due volte: nel nome di Gesù Cristo. In inglese. Al collo indossava una croce. Intanto, a seguito dell'aggressione di Annecy, le misure di sicurezza nei parchi pubblici sono state rafforzate. Le aggressioni con coltello o con arma bianca, negli ultimi anni in Francia, sono aumentate sensibilmente, anche slegate, anzi, spesso slegate da moventi di terrorismo, come in questo caso sembrano indicare le indagini, un fenomeno su cui la stessa autorità di Polizia aveva lanciato l'allarme l'anno scorso, rilasciando un report che parlava di oltre 100 aggressioni di varia natura e portata, al giorno.